Progressi tecnologici

Credo che i prossimi mesi saranno all’insegna della parola investimento, sicuramente inscindibile da speranza. Fa sempre un po’ paura spendere soldi, ma è l’unica via da tentare per crescere un po’ in questo momento. Io non amo mai anticipare le cose in pubblico, quindi sarò molto discreta al momento per quanto riguarda tutti i progetti che ho in mente per il 2016, specialmente perchè c’è molto ancora in gran bilico.

Posso dire però che sono in una fase di ricerca oltre che di disegno e realizzazione di lavori, perchè vorrei ampliare un po’ la gamma di produzioni. La prima spesa di questo mese è stata per un bobinatore. Sempre più spesso mi capita di acquistare lana in matasse. All’inizio non avevo nemmeno un arcolaio, che gentilmente mi è stato donato, ma una volta posizionata la matassa preparavo il gomitolo manualmente. Il classico bellissimo gomitolo rotondo. Ho deciso – considerando che nei prossimi mesi prospetto di aver gran necessità di svolgere questo snervante lavoro – di acquistare una macchinetta che mi aiutasse un po’ e ottimizzasse i tempi. L’ho testata su un paio di matasse da 800 metri l’una, di finissimo filo di alpaca e seta per realizzare scialli di pizzo. Quelle matasse che guardavo ogni giorno con il malumore dato dalla consapevolezza del tempo che occorre per trasformarle in gomitolo. La macchinetta è formidabile. Devo solo girare la manovella e godermi lo spettacolo. Il risultato è un gomitolo sì, meno rustico, ma molto bello e più comodamente adattabile agli spazi di scatole e armadi. Ecco un paio di foto che ho scattato:

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Niente male vero?

Inoltre ho ordinato anche i nuovi biglietti da visita, siccome i vecchi erano esauriti. Purtroppo mi sono ritrovata a fare un compromesso che disturba la mia morale. Facendo stampare i biglietti in città spendevo quasi una ventina di euro per cinquanta biglietti. Ordinarli su internet, per lo stesso prezzo, mi permette l’acquisto di duecentocinquanta biglietti. Ho preferito spendere un po’ meno almeno per ora, ma con un po’ di amarezza. Spero che il risultato mi consoli.

Per chi non lo sapesse ho anche un secondo sito, che è stato il primo a dire il vero, dove ho scritto dei miei viaggi e ora uso per scrivere qualche articolo di tanto in tanto. Si chiama Stagione Nomade, potete visitarlo a questo indirizzo. Proprio oggi ho scritto un lungo articolo (>>vai all’articolo), e colgo l’occasione per segnalarvelo, nel caso in cui qualcuno di voi fosse curioso di leggere qualcosa in più oltre a quello che orbita intorno alle mie creazioni. Con qualche piccolo estratto, vi auguro la buona notte e un lieto fine settimana… Io lo passerò facendo il mio vecchio mestiere: il nomade… Come vedete tutto è collegato!

“Come scrivevo su uno dei miei diari ieri pomeriggio, non potendo proprio continuare il guanto che avevo tra le mani: “La mia mente è una fucina della creazione” e in lei vedo il parallelismo tra la mia piccola vita umana e la vita di tutto l’Universo. E mi sembra di imparare ogni giorno a conoscere un po’ di più il divino.” Alle stagioni, alla neve e all’amore

“Una delle giornate più importanti per la mia risalita si è consumata proprio in Valle Stura, ed è quella che ha ispirato quelle righe scritte di getto, da in piedi, taccuino alla mano, camminando avanti e indietro per la cucina mentre il fuoco cominciava a mordere la legna nel putagé, infervorata sì, e arrabbiata per gli errori fatti in buona fede e con il sistema che stava tentando di fagocitarmi in uno dei suoi nuovi subdoli giochi.” Contro natura e con il genio

“Mi ritrovo dunque ad ascoltare canzoni. E comprendo come anche questi dettagli apparentemente insignificanti che provenivano dagli intrecci delle vite dei miei genitori – che ora intuisco un po’ meglio esser stati a loro modo lottatori, dei resistenti, degli ostinati, dei partigiani – mi abbiano reso quel che sono e ciò che caratterizza il mio percorso, la mia evoluzione ed il mio divenire.  I miei genitori non si sono mai dati definizioni, almeno non in mia presenza, non mi sono mai apparsi concretamente schierati per un’idea o un movimento se non negli anni delle lotte in fabbrica, ma a parlarmi della loro eredità sono le minutezze che impregnavano il loro quotidiano quando ancora non si lottava con i denti e con le unghie, le scelte e i riflessi del loro semplice pensare nell’atmosfera che li circondava. Non capivo cosa li unisse, ma ora potrei ardire di scrivere che semplicemente s’amavano senza tanti perchè e condividevano la vita e tutte le sue battaglie. La vita li univa, nella presenza e nell’assenza di poesia.” Memorie e radici in un giorni di marzo

“Mi ritrovo ad errare quasi sempre al crepuscolo o prima del buio, quando ormai le più consistenti occupazioni del giorno si sono esaurite e giacciono quiete, e quelle del domani riposano al loro posto senza disturbare. Ritrovo la meraviglia della spoglia semplice bellezza del sentiero qualunque, il sentiero che percorro fedelmente e instancabilmente da… conto gli anni… sono più di sette. […] Ora ritorno con gli occhi cambiati di chi in questi anni ha vissuto molto e intensamente, né risparmiato dalla gioia né dal dolore, e cammino in pace in piste di erba calpestate dagli animali, contornate dei più umili fiori di campo, a terra sospese su steli d’erba rosse foglie di ciliegio. Vedo e sento, ricordo cosa vedevo e cosa sentivo, e tutto ciò ha perfetto senso. Adesso sì che sento di esser tornata a casa.” Ritorno all’erranza silvestre

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